HIGHCARE-ALPS 2010

Il progetto HIGHCARE (HIGH altitude CArdiovascular REsearch, ovvero Ricerca Cardiovascolare d’Alta Quota) nel 2010 si è svolto sulle Alpi italiane (HIGHCARE-ALPS 2010).

In questa occasione, il nostro obiettivo primario era l’indagine delle differenze di genere nell’adattamento all’ipossia d’alta quota, e l’esplorazione dei meccanismi responsabili degli effetti favorevoli di acetazolamide nella prevenzione e nel trattamento del Male Acuto di Montagna.

Si ritiene infatti che gli ormoni sessuali giochino un ruolo rilevante nella patogenesi di svariate condizioni cardiovascolari e respiratorie: si vedano, ad esempio, le conseguenze cardiovascolari degli squilibri ormonali presenti dopo la menopausa, e le differenze di genere (a favore del genere maschile), nella prevalenza di disordini respiratori nel sonno. L’ipossia induce delle significative risposte cardiovascolari e respiratorie, ed i dati disponibili supportano l’ipotesi che maschi e femmine si adattino in maniera differente all’alta quota, anche se tale questione non è ancora stata largamente esplorata, ed i suoi meccanismi sono ancora ampiamente ignoti. In questo contesto, nostre precedenti osservazioni che testimoniano la maggiore suscettibilità dei maschi allo sviluppo di respiro periodico durante il sonno ad alta quota appaiono di particolare interesse.

D’altra parte, oggigiorno sono disponibili terapie ben codificate per la prevenzione ed il trattamento del Male Acuto di Montagna e delle sue possibili e temibili complicanze (ovvero l’Edema Polmonare d’Alta Quota e l’Edema Cerebrale d’Alta Quota). Il farmaco forse più studiato in questo contesto è acetazolamide, un inibitore dell’enzima anidrasi carbonica. Tuttavia, i meccanismi precisi attraverso i quali acetazolamide agisce, generalmente ritenuti complessi, non sono ancora completamente chiariti. Chiarire i meccanismi alla base del suo ruolo protettivo durante l’esposizione all’ipossia potrebbe essere utile nella prospettiva di una sua più ampia applicazione clinica al di là del Male Acuto di Montagna (ovvero come possibile trattamento adiuvante di condizioni cardiorespiratorie croniche caratterizzate da esposizione all’ipossia, come ad esempio lo scompenso cardiaco, patologie polmonari, e le apnee ostruttive nel sonno).

Per esplorare queste ipotesi, abbiamo svolto uno studio randomizzato in doppio cieco (acetazolamide 250 mg per os BID vs placebo). Abbiamo arruolato circa 40 volontari sani che sono stati testati sia a livello del mare sia in un laboratorio d’alta quota sulle Alpi italiane (Capanna Regina Margherita, 4559 m s.l.m.).

Oltre alla registrazione dei parametri vitali, tutti i soggetti sono stati sottoposti sia a livello del mare sia ad alta quota ad una serie di test che includevano: esami ematologici di laboratorio; dosaggio di insulina, angiotensina II, aldosterone, BNP, surfactant protein B; emogasanalisi arteriosa; polisonnografia cardiorespiratoria; monitoraggio della pressione arteriosa nelle 24 ore; valutazione delle proprietà elastiche delle arterie; valutazione della capacità di diffusione polmonare; test di chemosensibilità (solo a livello del mare); monitoraggio dell’impedenza transtoracica; valutazione neuropsicologica; valutazione dei sintomi del Male Acuto di Montagna (Lake Louis Score); registrazione dei parametri respiratori a riposo.

Alcuni dei risultati preliminari di questo studio complesso e multidisciplinare sono stati già presentati nell’ambito di congressi internazionali o sono in via di pubblicazione.